Patologie anali
Polipi rettali
I polipi adenomatosi del colon possono essere suddivisi in tubulari, villosi e tubulo-villosi. Il polipo adenomatoso tubulare è generalmente peduncolato e può essere asportato endoscopicamente dal gastroenterologo, mentre il polipo villoso è generalmente sessile, cioè a larga base d'impianto, e spesso non è asportabile per via endoscopica: questi ultimi sono più frequentemente localizzati nell'ultimo tratto del grosso intestino, nel sigma e nel retto, ed hanno un elevato potenziale di degenerazione carcinomatosa.
La diagnosi di neoformazione polipoide viene posta durante la visita proctologica mediante l'esplorazione digitale anale prima e l'anorettoscopia successivamente. La diagnosi di malignità è invece difficile: apprezzare con il dito esploratore la presenza di aree indurite o con l'anoscopia la presenza di ulcerazioni non è frequente e talvolta anche l'esecuzione di multiple biopsie può non essere dirimente.
L'utilità della biopsia è legata allo studio della specie e del tipo: infatti una neoformazione polipoide viene considerata biologicamente maligna quando le cellule carcinomatose hanno oltrepassato la muscolaris mucosae e, pertanto, la positività della biopsia per trasformazione carcinomatosa non è in grado di identificare lo stadio evolutivo della malattia perché non è in grado di evidenziare il coinvolgimento della muscolaris mucosae. Solo l'asportazione in toto dell'adenoma può fornirci dati inequivocabilmente certi.
Abbandonate quindi quelle tecniche che non consentivano la stadiazione della neoplasia, quali l'elettrofolgorazione, la crioterapia, la laserterapia, o comunque riservate a casi particolari, nei quali cioè il paziente non può essere sottoposto ad altra terapia per gravi concomitanti altre malattie, si procede oggigiorno a trattamenti conservativi che però rispettano la radicalità oncologica mantenendo inalterata la funzionalità sfinteriale anale. Per i polipi localizzati nel sigma e nel retto medio-superiore si esegue l'escissione mediante TEM, per i polipi localizzati nel canale anale e nel retto inferiore si procede alla escissione per via transanale secondo Parks; quasi del tutto abbandonate le tecniche di accesso posteriore al retto secondo Kocher, Kraske e Mason per l'alto rischio di complicanze quali incontinenza, fistole, ascessualizzazione locale, la tecnica di Parks è sicuramente meno traumatizzante, non particolarmente difficile, gravata da un notevole minore rischio di complicanze, sicura per la conservazione della funzionalità sinteriale.
Il follow-up dei pazienti così trattati deve essere di almeno 7 anni.
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